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Siae e la sfida digitale: i diritti su una blockchain

Una piattaforma digitale aperta, basata sulla tecnologia blockchain, che in prossimo futuro possa consentire agli autori di gestire da soli i propri diritti. È la nuova sfida della Siae, che pure da 139 anni esercita proprio il ruolo di mediatore tra gli autori e i consumatori, di musica, arte, cinema, libri. Si tratta di un progetto tutto italiano, premette il direttore generale Gaetano Blandini, partito alla fine del 2019 grazie ad una partnership con la società Algorand fondata dal crittografo Silvio Micali, professore del Mit e vincitore del premio Turing. L'obiettivo, sottolinea il dg della Società autori ed editori, è puntare di fatto sulla disintermediazione per "continuare a garantire a tutti i creativi i loro diritti", anche in una realtà in tumultuoso cambiamento come quella di oggi e in vista di un futuro in cui i modelli di business sono destinati a cambiare. La strada certo è ancora lunga, sottolineano Siae e Algorand, ma intanto quello che si annuncia oggi è un primo step, con la creazione di "più di 4 milioni di non fungible Token (NFTs)", ovvero asset digitali che rappresenteranno sulla piattaforma i diritti degli oltre 95 mila associati della Siae. In pratica un'anagrafe dei diritti e degli aventi diritto destinata a diventare "un registro pubblico decentralizzato e trasparente che rappresenti gli associati" e che, come spiega presentando il progetto il direttore della divisione musica della Siae Matteo Fedeli, vuol essere "il primo mattone di una infrastruttura open che tuteli a 360 gradi il diritto d'autore". Da parte sua il presidente di Algorand Micali assicura che la sua piattaforma punta a gestire con "capacità ed efficienza i diritti digitali" e quindi ad aiutare i gli autori a ricevere il giusto compenso per il loro lavoro. Come tutte le blockchain, spiega il professore, anche Algorand "è una banca dati aperta a tutti, dove tutti possono scrivere e che tutti possono leggere, ma dove nessuno può alterare quello che è stato scritto", si fonda cioè sulla inalterabilità dei dati. Il suo punto di forza sta però in un sistema estremamente decentralizzato, sottolinea, "con il valore aggiunto di contratti che si auto eseguono". Partito dall'Italia, il progetto punta ad una dimensione internazionale. Anche per questo la Siae, spiega Blandini, è pronta a condividere i suoi risultati in un'ottica di apertura: "Per arrivare a un risultato a beneficio di tutti servirà un'adozione massiva, in una prima fase, da parte di tutte le società di gestione collettiva a livello globale", sottolinea il dg. Questo per arrivare rapidamente "ad una gestione realmente decentralizzata di questi metadati, fondamentali per una gestione corretta e trasparente dei diritti". Un primo passo, dunque, ma la sfida è lanciata: "Certo può sembrare un non senso che proprio noi che siamo una società intermediatrice vogliamo fare da apripista verso la disintermediazione - commenta Blandini - ma in realtà non è così. Possiamo farlo perché la Siae non ha fini di lucro e la fine della intermediazione farà guadagnare i nostri associati, che avranno più tempo per dedicarsi al loro lavoro creativo". Ad applaudire anche il presidente Siae Mogol, che in veste di autore scherza: "Dopo il vaccino, per me è la più bella delle notizie". E il ruolo della Siae? "Anche quello, conclude Blandini, "è destinato a cambiare: sarà una blockchain a remunerare le opere, il nostro lavoro sarà quello di fornire servizi ad una infrastruttura".


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