No, Neil Young non stava bluffando. Come scrive Ben Sisario del New York Times, il cantautore non si è unito al solito coro di chi parla parla e poi non conclude nulla. Dopo essersi lamentato pubblicamente del fatto che Spotify promuova disinformazione, ha richiesto la rimozione dalla piattaforma del suo catalogo musicale. Il motivo per cui Neil Young ha deciso di abbandonare Spotify è perché la piattaforma continua ad accogliere il podcast di Joe Rogan, il comico e attore statunitense accusato dagli scienziati e dalla comunità medica di diffondere disinformazione su Covid e vaccini. L'artista era stato chiaro: o lui o me. O un podcast tenuto da un comico che parla di un campo non suo, ossia la scienza e la medicina, o le canzoni di un mostro sacro delle sette note che ha scritto la storia della musica e del costume di fine Novecento. Il risultato? Spotify ha dichiarato mercoledì 26 gennaio di aver iniziato a rimuovere la musica del cantante dal servizio di streaming. Due giorni prima era stata pubblicata una lettera pubblica firmata Young che chiedeva a Spotify di scegliere tra lui e Joe Rogan. La sfida di Young a Spotify è molto importante, non solo in ambito musicale chiaramente. È diventata una tappa fondamentale nella battaglia sulla disinformazione. Anche se molti stanno analizzando la questione pure sotto un altro aspetto: quello della libertà di parola. In una dichiarazione pubblicata mercoledì sul proprio sito web, Neil Young ha definito Spotify "la casa della disinformazione del Covid". Ha aggiunto: "Menzogne vendute per soldi”, come riporta il New York Times. La critica che Neil Young muove a Rogan, il comico e attore che è diventato il conduttore di podcast più popolare di Spotify (spesso interpellando figure assai controverse), è giunta dopo che un gruppo di centinaia di scienziati, professori ed esperti di salute pubblica ha chiesto a Spotify di eliminare un episodio del podcast di Rogan, quello del 31 dicembre 2021. Quella puntata (con ospite un esperto di malattie infettive, il dottor Robert Malone), ha promosso "diverse falsità sui vaccini Covid-19", secondo la lettera pubblica del gruppo, che è stata pubblicata il 10 gennaio 2022. Spotify ha fatto sapere, in una dichiarazione uscita mercoledì, che nelle loro intenzioni c’è la seguente missione: che “tutta la musica e i contenuti audio del mondo siano disponibili per gli utenti di Spotify. Da ciò deriva una grande responsabilità nel bilanciare sia la sicurezza per gli ascoltatori che la libertà per i creatori”, queste le parole del comunicato ufficiale. “Abbiamo politiche dettagliate sui contenuti in atto e abbiamo rimosso oltre 20.000 episodi di podcast relativi al Covid-19 dall'inizio della pandemia. Ci rammarichiamo per la decisione di Neil di rimuovere la sua musica da Spotify", ha aggiunto il servizio, "ma speriamo di ridargli il benvenuto presto". Le canzoni più famose di Neil Young, da "Heart of Gold" a "Harvest Moon" fino ad arrivare a "Old Man", erano ascoltatissime su Spotify. Nella sua dichiarazione di mercoledì, Young ha affermato che Spotify rappresentava il 60% degli stream della sua musica in tutto il mondo. Quindi la sua scelta avrà anche ripercussioni economiche sulle sue tasche personali, il che la rende ancora più da plauso (da standing ovation, anzi). Nella sua lettera originale (indirizzata da Young alla sua etichetta, la Warner Records, e al suo manager), ha affermato quanto segue: “Spotify ha la responsabilità di mitigare la diffusione della disinformazione sulla sua piattaforma. Voglio che tu faccia sapere immediatamente a Spotify oggi che voglio tutta la mia musica fuori dalla loro piattaforma”. E ha aggiunto: “Possono avere Rogan o Young. Non entrambi." Quella lettera è stata rimossa dal sito web di Young subito dopo essere stata pubblicata, anche se ha attirato l'attenzione dei media. La riporta il New York Times. Joe Rogan è un comico e attore che ha firmato un accordo esclusivo con Spotify nel 2020 per i podcast. Il New York Times parla di 100 milioni di dollari di accordo, anche se Spotify non ha mai confermato quella cifra. Il programma di Joe Rogan è il più seguito sulla piattaforma di streaming musicale. Spotify ha difeso Rogan in passato, anche dopo un episodio del suo podcast, datato 2020, che ha visto protagonista il teorico della cospirazione Alex Jones. "Vogliamo che i creatori creino", ha detto al Financial Times Daniel Ek, amministratore delegato e co-fondatore di Spotify. “È ciò che sanno fare meglio. Non stiamo cercando di avere un ruolo in ciò che dovrebbero dire". A onor del vero, è bene ricordare che Neil Young non è nuovo alla rimozione della propria musica dai servizi di streaming. In passato aveva già rimosso il suo catalogo dalle piattaforme, dove poi ha deciso di ripristinarlo quasi subito. Nel 2015, dopo essersi lamentato della qualità del suono in streaming, ha ritirato la sua musica da tutti i principali servizi di streaming audio, inclusi Spotify e il suo più grande rivale, Apple Music. Eppure dopo poco tempo le sue canzoni sono state nuovamente aggiunte. Per quanto riguarda Spotify, secondo le più recenti informazioni finanziarie dell'azienda (riportate dal New York Times) vanta 318 milioni di ascoltatori mensili in tutto il mondo, inclusi 172 milioni che pagano per gli abbonamenti.
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