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La rivoluzione di Igor Stravinskij 50 anni dopo La 'Sagra della primavera'

Immagine del redattore: RedazioneRedazione

La prima il 29 maggio 1913 a Parigi della 'Sagra della primavera' di Igor Stravinskij, di cui domani 6 aprile cadono i 50 anni dalla morte nel 1971, rappresenta per la musica lo stesso punto di svolta, la stessa rottura e modernità che per la storia del teatro hanno i 'Sei personaggi in cerca d'autore' di Luigi Pirandello il 9 maggio del 1921 a Roma. Ambedue le serate finirono tra applausi e fischi con le opposte fazioni del pubblico che rumoreggiano e vengono violentemente alle mani. Commissionato da Djaghilev per i suoi Ballets Russes, per il quale Stravinskij aveva composto due anni prima 'Petruska', questo rito barbarico ''della Russia pagana'' va in scena con le coreografie di Nijinsky e le scene di Roerich al Theatre des Champs-Elisées. A spiazzare il pubblico sono anche le danze, che nulla hanno di tradizionale a appaiono goffe e disarticolate, ma è la musica, diretta da Pierre Monteux con un'orchestra di oltre cento elementi, a scioccarlo con la forza travolgente e la violenza dei suoi ritmi che rendono la sua impetuosa spiritualità primordiale e pagana a fondo etnologico, con varie citazioni da motivi popolari russi. Per gli storici della musica, muore definitivamente quella sera la musica romantica. Per Stravinskij si tratta di creare ''una musica che non commenti l'azione, ma che riproduca in sé il dramma.... sostituendo allo sfaccettamento sonoro dell'impressionismo la coerenza logica di un organismo musicale che estrae soltanto da se stesso le proprie leggi e esigenze costruttive'', come ha scritto Massimo Mila in quella 'Breve storia della musica' su cui si sono formate generazioni di appassionati. Come Picasso, si è detto, attraversa più periodi stilistici sondando le più diverse possibilità rappresentando in modo esemplare le curiosità, le contaminazioni, le contraddizioni del Novecento. Grande sperimentatore, sarebbe facile definire la sua creatività eclettica, ma ogni appropriazione e citazione e riferimento vivono una personalissima trasformazione e un evoluzione che, passando per la ricerca e quasi un'indagine neoclassica, terminerà con un approdo alla musica dodecafonica (vari canti e il balletto 'Agon' del 1957), dopo averla sempre rifiutata. Anzi, lui e Schonberg (che mentre nasceva la 'saga' compose da parte sua 'Pierrot lunaire') venivano visti in una semplificazione polemica come anime di due creatività opposte, da una parte la libera e istintiva vitalità, dall'altra l'organizzazione sonora cerebrale. Dopo l'esperienza, nata dalla guerra, tragica e beffarda della 'Histoire du soldat' (''Pinocchio in musica la cui grancassa e sette tamburi aprono con i loro sordi rintocchi... una nuova aurora'' - Savinio) ecco nel 1920 ''Pulcinella'' (coreografia Massine, scene e costumi di Picasso) che gioca e rielabora motivi barocchi italiani a cominciare da Pergolesi, il concerto 'Dumbarton oaks' dai precisi riferimenti a Bach, che torna con echi gregoriani e di musica sacra ortodossa per la spiritualissima 'Sinfonia dei salmi' del 1931, uno drei suoi grandi capolavori, passando per composizioni in cui lavora su Mozart, Schubert, Rossini, Gounod, Wagner, non ponendosi in modo dialettico ma appropriandosene stilisticamente in modo intimo, per arrivare a una rivisitazione jazz con 'Ebony concerto' scritto nel 1945 per il clarinetto di Woody Herman. Alcuni musicologi hanno condotto una vera e propria caccia al tesoro per scoprire tutte le citazioni e fonti del periodo cosiddetto neoclassico di Stravinskij, chiuso dalla 'Carriera di un libertino' nel 1951, il quale amava dire: ''Un buon musicista non imita. Ruba''. Nato a Pietroburgo nel 1882, figlio di un noto cantante d'opera, fu attratto già grande dalla musica, mentre stava a 23 anni per laurearsi in legge e incontrò Rimskij-Korsakov che accettò di prenderlo tra i suoi allievi. Le prime composizioni nascono in quegli anni, ma la svolta arriva con l'incontro con Djaghilev che darà vita alla grande stagione dei suoi balletti, a partire nel 1910 da 'L'uccello di fuoco'. Da allora, conquistando subito personaggi che vanno da Cocteau a D'Annunzio, da Ravel a Casella, fu una carriera estremamente prolifica di continui successi, che influenzò enormemente la musica contemporanea e artisti come appunto Ravel e poi Milahaud, Prokofiev, Poulenc, Britten, Menotti, Petrassi, ma anche esponenti dell'avanguardia come Boulez, Berio, Stockhausen che si possono per alcuni versi riconoscere in quel suo costante predominio della coerenza della forma sull'espressione.


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