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In conversazione con Daniele Salvati

Intervista al ricercatore, sperimentatore e compositore italiano che ha da poco lanciato il suo ultimo disco “alberi”, uscito con blue spiral records.


Un artista che ha iniziato presto a studiare e produrre musica in vari generi e stili.



Ciao Daniele, Qual è stata la molla che ti ha portato a rendere la musica da passione a professione?


Ho sempre cercato di bilanciare la passione con il lavoro, e ho puntato con tenacia e sacrifici a lavorare con le mie passioni che ruotano intorno al suono. Mi ritengo fortunato perché ho l’opportunità di potermi esprimere con la musica e la composizione elettronica soprattutto grazie a differenti realtà che ho incontrato, come la Blue Spiral Records che ha da subito apprezzato il mio ultimo lavoro ed amplificato in qualche modo la mia passione/professione.


Puoi raccontarci qualcosa sul tuo nuovo lavoro discografico “Alberi”?


L’idea di Alberi nasce qualche anno fa. Dopo essermi dedicato esclusivamente alla sperimentazione e composizione nell’ultimo decennio, ho iniziato a sentire il desiderio di pubblicare. Il disco nasce con l’idea di suscitare un viaggio interiore, dando piena energia al suono elettronico. Mi piace pensare che chi lo ascolta a mano a mano si abbandoni ai suoni, lasciandosi immergere nelle evoluzioni con positività, per immaginare e scoprire luoghi spesso invisibili ma allo stesso tempo materici. Mi rendo conto che forse questo è un po’ in controtendenza, perché oggigiorno la musica è proposta il più delle volte per essere “consumata” in modo rapido ed effimero, e questo può certamente andare bene in alcune situazioni e contesti. Ritengo però che possa essere importante anche prendersi un tempo e uno spazio più approfondito di ascolto musicale, come momento speciale di riflessione e conoscenza.




Daniele ci svela...


In genere, ho un rapporto molto libero con l’ispirazione, e un approccio intuitivo alla composizione. Quando sento che tutto scorre positivamente, accolgo e nutro questo flusso, e cerco di immergermi nei suoni e nella creazione.



Quali sono i generi musicali che ami ascoltare (e chi in particolare artista/gruppo)?


Ascolto e apprezzo molti generi musicali, prediligendo in alcuni periodi della mia vita un genere piuttosto che un altro. Mi piace l’elettronica, la classica, il jazz, il rock, la musica popolare, insomma non pongo limiti al genere. Negli ultimi anni, devo dire però che non ho ascoltato molta musica, e non ho un genere preferito al momento. Ma voglio comunque segnalare alcuni album che ho amato ascoltare di recente. I lavori di Ali Farka Touré & Toumani Diabaté e Ryoji Ikeda. Gli album “To Be Kind” degli Swans, “Amassakoul” dei Tinariwen, e “The Immortal Sounds of the Veena” di Sundaram Balachander.


C’è un episodio (o un incontro) nella tua carriera che è stato particolarmente significativo?



Ogni persona con cui ho condiviso la mia musica è stata per me significativa. Gli amici con cui collaboravo nei live eletronics che facevo negli anni Novanta, le artiste e gli artisti, i musicisti e i poeti con cui ho condiviso installazioni, performance e produzioni discografiche.



Dove cerchi l’ispirazione per le tue composizioni?


In genere, ho un rapporto molto libero con l’ispirazione, e un approccio intuitivo alla composizione. Quando sento che tutto scorre positivamente, accolgo e nutro questo flusso, e cerco di immergermi nei suoni e nella creazione. Sicuramente i suoni in cui ogni giorno siamo immersi sono fonte di ispirazione per me. Cerco sempre di ascoltare con attenzione il soundscape, che spesso poi si associa ad emozioni e sentimenti che abbiamo vissuto in un luogo fisico o psichico.



Vivo alla giornata. Per ora sono contento di questo nuovo album appena uscito, e spero che possa essere apprezzato e sia di ispirazione.


Quali sono gli strumenti che usi per l’esecuzione dei tuoi lavori?


Utilizzo al momento solo computer e software. Uso un sequencer per gestire via MIDI la partitura e l’evoluzione dei parametri audio. Uso software di sintesi sottrattiva digitale che utilizzano forme d’onda elementari (sinusoidali, quadre, triangolari a dente di sega, rumore bianco) per creare suoni più complessi. Uso poi una serie di plug-in audio per la manipolazione e la finalizzazione dei suoni sintetizzati, ossia filtri, riverberi, phaser, etc.



Oltre alla musica quali sono le tue passioni?


Sono un amante della natura selvaggia, dei viaggi, e ogni tanto mi diletto nella pittura.



Cosa vedi nel tuo futuro musicale?


Vivo alla giornata. Per ora sono contento di questo nuovo album appena uscito, e spero che possa essere apprezzato e sia di ispirazione. Per quanto riguarda il futuro sono aperto a nuovi e inaspettati mondi sonori che possano raccontare qualcosa delle innumerevoli trasformazioni dell’essere.



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Bio artista



Daniele Salvati compone musica elettronica sperimentale e fa ricerca nel campo dell'elaborazione e dell’analisi del suono. Le sue creazioni nascono al computer, da elementi generati con processi di sintesi e algoritmi per la manipolazione audio, attraverso un procedimento volto a scolpire in sinergia i suoni e i loro mutamenti. Vive a Roma.

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