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In conversazione con Andrea Barone

Immagine del redattore: RedazioneRedazione

Intervista al pianista e compositore italiano che ha da poco lanciato il suo ultimo disco "Pianosphere vol.2"



Un artista che ha iniziato presto a studiare e produrre musica in vari generi e stili.


Ciao, sei un compositore attivo e riconosciuto. Puoi spiegarci come sei riuscito a far diventare la musica il tuo lavoro? Qual è il tuo background musicale?

Dopo essermi appassionato alla musica da bambino cominciando ad ascoltare il pop in voga a inizio anni ’90, mi sono avvicinato alla musica classica e al rock. Sono cresciuto ascoltando band storiche come Pink Floyd, Deep Purple, Genesis, Doors, e il rock in generale nelle sue più svariate sfaccettature, fino al metal. Ho suonato come tastierista in vari progetti, mentre studiavo musica classica, fino a diplomarmi in composizione multimediale e pianoforte, e recentemente in piano e tastiere pop-rock. Nel frattempo mi sono avvicinato anche ad altri generi, come le colonne sonore e l’ambient.

 

 

Sei sempre stato interessato a comporre? Ricordi il primo pezzo che hai scritto?

Mio padre da giovane suonava il piano e le tastiere per hobby. Avevamo una sua tastiera in casa, che iniziai a strimpellare, inventando già alcune melodie semplici, prima ancora di iniziare a prendere lezioni di musica. La composizione mi ha sempre interessato e stimolato.


Andrea ci svela...


Cosa o chi ti ha influenzato di più?

Mi hanno sempre affascinato e influenzato molto figure a metà tra tastierista e compositore, come Brian Eno, Vangelis, Klaus Schulze, Ryūichi Sakamoto. Mi hanno poi segnato molto opere che vanno al di là della musica e rompono i confini tra le arti, come ad esempio The wall o The final cut dei Pink Floyd, l’opera di alcuni cantautori come De Andrè, Battiato e Gaber, generi come il progressive che contaminano differenti stili musicali. Le colonne sonore mi affascinano per questo, perché ascoltandole le associo sempre ad una storia, e a quello che la storia racconta e trasmette, immagini e musica si arricchiscono a vicenda. Quando le arti si uniscono amplificano il loro potere espressivo.

 

Qual è il tuo processo creativo? Da dove e come inizi?

Parto sempre dalla melodia, nata per caso, o suonando al pianoforte, a volte anche strimpellando la chitarra. Poi la prima sezione a essere sviluppata è di solito quella ritmica. Riguardo Pianosphere, mi hanno sicuramente influenzato compositori e tastieristi che hanno fatto operazioni simili in passato: Wendy Carlos, con Switched on Bach, Claudio Simonetti dei Goblin con l’album Classics in rock¸ tastieristi come Keith Emerson, Rick Wakeman, Vitalij Kuprij, che hanno inserito spesso elementi di musica classica nei loro brani.


Hai recentemente pubblicato il tuo nuovo lavoro “Pianosphere vol.2” con la Blue Spiral Records. Cosa ci puoi dire in merito?

È la seconda parte del progetto Pianosphere¸ con altri 8 brani per pianoforte, di altrettanti compositori, rielaborati con synth e piani elettrici. Ho scelto brani dal carattere pacato e meditativo, con melodie ampie e intense, e anche per questo motivo i compositori del periodo romantico e tardo-romantico, considerando entrambi i volumi, sono quelli più presenti: Chopin, Schumann, Schubert, Liszt, Mendelssohn, Brahms, Grieg. Solo la traccia 5, come nel primo disco, come carattere si discosta dalle altre, ed è l’Allegro molto di Bela Bartòk, dalla Suite op. 14. Il mio intento era esplorare le potenzialità timbriche di questi brani ed espanderne l’espressività verso suoni contemporanei. Il brano forse che preferisco del disco è il primo singolo, e prima traccia dell’album, la Fantasia n. 3 di Mozart.



Ascoltando il tuo suono e la tua musica in generale possiamo asserire che sia molto cinematografica. Vorresti comporre colonne sonore per film?

Mi piacerebbe molto, adoro le colonne sonore, purtroppo non mi è mai capitato, a parte alcune

collaborazioni con qualche videomaker. Nell’album c’è anche un brano utilizzato all’interno di un film, di cui sono venuto a conoscenza proprio guardandolo. Si tratta di un estratto dalla sonata n. 59 di Haydn, utilizzato nel film Intervista col vampiro del 1994, in una scena in cui il vampiro Lestat, interpretato da Tom Cruise, suona questo frammento musicale al pianoforte. Ma anche altri brani sono stati usati in svariate colonne sonore, come la Gymnopédie n. 1 di Satie.

 

E qualche progetto in cantiere di cui puoi parlarci?

Dopo i due volumi di Pianosphere e alcune collaborazioni come tastierista e arrangiatore, tornerò a dedicarmi a brani miei, sia strumentali che vocali.



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