A volte Francesco Guccini fa cose che non ti aspetti. Come incidere un album di cover, lui cantautore, e farlo dieci anni dopo aver annunciato la decisione di smettere di fare concerti e scrivere canzoni. Il risultato di questa sorpresa è 'Canzoni da intorto', album che, per scelta della casa discografica BMG, esce solo in formato fisico e quindi non si potrà ascoltare in streaming. Una scelta fatta, ha spiegato il manager director Dino Steward, "per ragioni artistiche e commerciali". In pratica, con l'idea che il disco vada ascoltato dall'inizio alla fine, ma anche con la convinzione che la qualità non si possa misurare in visualizzazioni. "Spesso c'è la tendenza a combattere tutti nello stesso campionato, ma Guccini è un'altra cosa" ha sintetizzato. "Ignoro cosa sia lo streaming" si è limitato a dire Guccini strappando una risata ai giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione alla Bocciofila Martesana a Milano. Un posto dove si balla il liscio (e gli arrangiamenti dei brani, curati da Fabio Ilacqua, ricordano i ritmi del liscio) e dove ci si ritrova fra amici. D'altronde i brani scelti da Guccini sono "le canzoni cantate con gli amici e le amiche a Bologna". Brani diversi da quelli che avrebbe scelto quando aveva accarezzato per la prima volta, "nella notte dei tempi", l'idea di un disco di cover, quando pensava a pezzi di Lucio Dalla o come Luci a San Siro. Il titolo 'Canzoni da intorto', scelto da sua moglie Raffaella, non deve far pensare che si tratti di canzoni d'amore. Ci sono brani come 'Morti di Reggio Emilia', scritto per ricordare i cinque uccisi dalla polizia durante una manifestazione sindacale il 7 luglio 1960, brani anarchici come 'Addio a Lugano' e 'Nel fosco fin del secolo' quando "dal sangue spunterà la nuova istoria de l'Anarchia". Brani milanesi come 'El me gatt', 'Ma mi' e 'Sei minuti all'alba'. E ancora 'Tera e aqua' e l'inglese 'Green Sleeves', 'Barun litrun' e 'Quella cosa in Lombardia'. Da qui una domanda sulle elezioni regionali in Lombardia dove, è convinto, "fa bene il Pd, o quello che ne resta, a non appoggiare" Letizia Moratti. E più di una domanda sul nuovo governo e su Fratelli d'Italia che nel simbolo tiene la fiamma. "Non mi piace che ci sia la fiamma ma pare che gli italiani siano contenti. Staremo a vedere. Come diceva mia nonna 'ci vuole pazienza e tanta'" ha risposto. Comunque gli fa "piacere" che le canzoni che ha scelto "siano di un certo tipo", "dico la mia parte politica non in maniera violenta o sbandierata". Mai stato del Pci, ha precisato, ma un tempo "simpatizzante anarchico". "Cantavo anche canzoni fasciste - ha raccontato citando Staffette del legionario - La mia conoscenza di canzoni spazia da destra a manca, ma per una ragione personale preferisco manca". L'autore della Locomotiva, dell'Avvelenata, di Auschwitz ("per cui Vandelli non mi ha dato una lira"), di Cirano e di una infinità di altri brani conferma che non ne scriverà altri. E c'è da credergli, anche se a Guccini piacciono le sorprese come lo sono stati questo album "fatto per curiosità" e la ghost track che contiene: Sluga Naroda, sigla della serie di Zelensky Servitore del popolo, che lui canta in ucraino concludendo con il saluto nazionale 'Slava Ukraini'.
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