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Giangrande in bilico sull'esistenza con Metal Rain: il video

Il brano trae spunto dalla storia di Philippe Petit, il funambolo che negli anni Settanta attraversò le Twin Towers di New York sospeso su una fune. È un modo per raccontare gli equilibri della vita. Questo brano, in anteprima per lo Spettacolo di SkyTg24 e che potete ascoltare su Bandcamp, si differenzia nettamente dalla mia precedente produzione musicale, anche perché, per la prima volta, mi produco da solo, e credo il risultato rispecchi per intero le mie esigenze creative. Anche qui canto in inglese, vero. Ma ho provato a "sporcare" l’eleganza della forma canzone per immergermi in suoni più elettrici e sintetici; gli arrangiamenti, che rimangono ruvidi ed essenziali, lasciano spazio ad atmosfere oniriche che ci portano lontano. Il brano trae infatti spunto dalla storia di Philippe Petit, il funambolo che negli anni Settanta attraversò le Twin Towers di New York, sospeso in aria su una fune. All’interno della canzone faccio riferimento al senso di equilibrio che attraversa la vita dell’uomo, alla continua ricerca di una forma di dominio sul demone più profondo che lo abita. Ho registrato questo brano, così come gli altri dell’album che verrà, tra i boschi dell’Appennino tosco-emiliano, dove da qualche anno ho aperto il mio studio di produzione. Le sessioni di registrazioni si sono svolte senza concepire gli arrangiamenti in anticipo ma in un flusso continuo di idee registrate mentre nascevano, proprio per mantenere questa spontaneità il più intatta possibile. Anche in quest’occasione, sono io alla voce, al basso e alle chitarre, accompagnato da Gioele Pagliaccia alla batteria e Andrea Biagioli al pianoforte, rhodes e synth (e grazie a Matteo Spinazzé per il mix). Per il videoclip mi sono affidato alle cure del regista, coreografo e danzatore Davide Sportelli che ha scelto Lione, sua città di adozione, per l’ambientazione delle riprese. Il senso duale di smarrimento e di controllo sull’emotività umana si avverte anche dalla struttura musicale del video che è diviso in due parti, la prima più intima e descrittiva, la seconda che invece cede il passo ad un’ambientazione emotiva più onirica e visionaria. Utilizzare un corpo danzante femminile è l’espressione più alta di questo dualismo, secondo me. L’alternarsi tra la ricerca di equilibrio e lo smarrimento dei sensi resta ancora, ai nostri giorni, uno dei temi fondamentali con cui confrontarsi nel percorso dell’esistenza, reso tanto più pressante in questi tempi attuali, in cui il passo è fortemente dettato dalla pandemia e a noi resta poco da fare, se non quello di trovare il nostro equilibrio, cercando di non cadere.


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